Reset



Allora ti chiedi se per caso sia arrivato quel momento. Quello che hai sempre aspettato con timore. La testa gira a vuoto, le vertigini arrivano con maggior frequenza, quando racconti una storia ti capita sempre più spesso di perderti nella ricerca di un nome. Non il protagonista, non ancora; ma qualche comprimario, qualche caratterista della vita che pensavi fosse impossibile dimenticare. Cazzo, da ragazzo ti facevi chiamare "Memory Babe", proprio come il tuo idolo, il poeta di Lowell. Niente, non esce. Puoi passarci la notte, non esce.
E non è che la pagina resti bianca. Butti giù qualcosa, un’idea, una trama che all’improvviso si inceppa, non trova sbocchi, si arrotola su sé stessa. Scrivi, e poi cancelli. Ci fossero ancora le vecchie Olivetti, sarebbe un foglio massacrato da righe e righe di xyxyxyxyxyxy. Invece niente, stare al pc ti regala verginità.  Qualche riga di semplici appunti, spazi che non fanno trasparire la tua inquietudine, un ordine quasi inaspettato. Un asettico malessere.
Ti aggrappi a quel bicchiere, sembra proprio che tutto fili meglio, ma è un’illusione. Succede solo che ogni sera, ogni notte, adesso lo devi fare. Che ti senti in controllo, e invece qualcosa ti sta sfuggendo di mano. E le domande ti schiacciano: io questo so fare, questo ho sempre fatto, che ne sarà se questo buco si allarga, se è il vuoto a riempire i pensieri? E’ questo che mi viene naturale, che succede se da adesso tutto si fa maledettamente complicato?
Le vertigini aumentano. Roba che non puoi neppure alzarti di scatto, devi farci i conti. Meglio restare lì, seduto davanti allo schermo, e intanto provare a buttare giù qualcosa. Tanto lo sai, domani la pagina sarà ancora bianca. Reset. Forse resteranno quelle due righe di appunti, accenni di un sogno che non realizzerai mai. Giusto per dimostrare che hai fatto qualcosa. Giusto per barare anche con te stesso, che lo sai dove avresti voluto arrivare, e che ormai c’è un oceano di stonature a dividerti da quell’approdo.
Non ti resta che aspettare la luce del giorno. D'estate arriva prima, e porta via tutte le paure.

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