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Sto qui al buio. Scrivo
poesie che invocano pace.
Intanto fuori
imballano armi per qualche
nuova frontiera da allargare,
si lamentano dei giovani
e delle musiche che ascoltano
preparano le liste
di arruolamento.
C’è un insolito fervore
in quest’aria avvelenata,
voglia di menare le mani,
di aggiustare la mira,
di liberare il mondo
in un modo o nell’altro,
ma meglio sempre
in modo convincente.
“Si vis pace para bellum”:
frase ad effetto devo dire,
perfetta per un marketing
che colpisce sotto la cintura,
ma pur sempre
frase del cazzo, aggiungerei.
Ma se non altro
Platone, Vegezio, Cornelio
persino Cicerone l’hanno usata
per le solite questioni di prestigio
personale, senza poi pretendere
un Nobel per la Pace.
Che poi, è vero,
quello non esisteva ancora.
Sto qui al buio. Scrivo
poesie completamente inutili.
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