Notturno 903
Allora, ci sarò venuto quattro o cinque volte, fin qui.
Con Danilo. Allora, quando avevo un fisico che non avrebbe ammesso
ripensamenti. Mi sembra impossibile, che siano passati vent’anni. E che Danilo
non ci sia più, e che improvvisamente mi senta avvolto dal silenzio e ripensi a
tutti quelli che sono andati via. Un giorno, quando avrò chiuso con un ambiente
dove vogliono soltanto soldatini di latta, meglio se con la schiena ricurva,
avrò tempo per ripensarli uno a uno. Per scusarmi dell’assenza.
Intanto, sono qui. Non c’è panorama da vedere, non c’è
nemmeno una cazzo di stella che brilla. Una stellata, qui, sarebbe
spettacolare. Però ci sono otto gradi, di questi tempi pensavo peggio. E c’è il
silenzio. Mentre salivo, maledicevo questa solitudine, che chiamo inspiegabile
anche se potrei spiegarmela bene. Improvvisamente, la sento amica. Quasi l’avessi
cercata, salendo fin quassù. C’è il silenzio, e ci sono i pensieri. Ma quelli
buoni stanno divorando quelli maledetti, e il ritorno sarà quieto e regolare,
come il battito del cuore adesso. Niente cambi di ritmo, niente svirgolate. Sì,
sarà un ritorno tranquillo, quando sarà.
Quante volte lo leggiamo, questo nome, persino alla
rotonda a due passi da casa. Futa. Secco, austero e notturno. Io da quassù ti
vedo, io da quassù vedo tutto. Come se avessi le ali e ti volassi sopra.
Buon anniversario.
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