Prendere l'onda




E’ stato più o meno un anno fa. Proprio nel momento in cui pensavo di averla sfangata, tanto da uscire anche dai radar di quelli che dovevano monitorarmi. Endocrinologi, operatori sanitari, tecnici di radiologia, medici pazienti e pazienti che non amano troppo i medici.
E’ stato più o meno un anno fa, quando tutto è ricominciato. I sudori improvvisi, le idee che si accatastavano nella testa e uscivano a caso, i momenti che andavano perduti. Una strana Odissea che credevo conclusa, e invece mi ributtava in mare aperto.

Dopo, sono cambiate tante cose. Ho scoperto che una faccenda di un centimetro e mezzo può metterti a soqquadro la vita, ho capito che era meglio sbarazzarsene. Anzi, me l’hanno fatto capire con espressioni preoccupatissime. Ho attraversato una tempesta senza quasi rendermene conto, viaggiando in scooter ogni sera senza sapere che restavo presente a me stesso per qualche tipo di volontà soprannaturale. O semplicemente per culo.
Dopo, ho preso a divorare la vita. Mi sono tolto un peso, era novembre e un nevischio fastidioso si mescolava alla pioggia, oltre la finestra dell’ospedale. Ho ripreso a nuotare attraverso la vita, trovando un’onda da cavalcare che aveva le mie stesse inquietudini. Poteva portarmi lontano, poteva schiantarmi. Ma l’onda è così. Se la prendi come si deve, ti fa volare. Se la sottovaluti, ti travolge.

E’ stato più o meno un anno fa, mi sono sentito perduto e poco più tardi mi sono sentito salvato. Ho scelto di non perdere più un minuto, di percorrere sentieri impervi. In qualche modo mi sono perso, e ho imparato che ci sono mille ragioni per perdersi. Ho avuto in bocca sapori dolci. E adesso, dopo tutto questo tempo, ripasso dal via. Mi sento come un anno fa. So che niente è mai davvero alle spalle. Ho paura del buio, non sopporto più la notte. Sento il tempo passare, le ossa cigolare, in questo oceano di onde.

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